In quest’aura di festosa accoglienza trova la sua giustificazione anche il testo che si legge di seguito.
Una composizione improntata a motivi di celebrazione biografica che, richiamando un andamento vagamente elegiaco, vuole disporsi su toni vibrati, diretti e, ad un tempo, tenui e umili.
Un album di ricordi ideale entro cui tornano a farsi animati sentimenti di terra, di casa, di famiglia.
La narrazione prende avvio dall’ultimo soggiorno del cardinal Roncalli in terra bergamasca.
Dai giorni dell’ultima vacanza a Sotto il Monte, nell’estate del 1958, e in un giro d’orizzonte che involge il prima e il dopo della biografia roncalliana, scorrono in accattivante sequenza figure familiari traguardate su sfondi di paese di struggente nostalgica consistenza.
Si ritrovano evocati in irresistibile attrazione la Chiesa bergomense con la corona dei suoi buoni vecchi sacerdoti; i diletti figli di Sotto il Monte tenuti in vista con ogni sollecitudine dall’arioso poggiolo di Camaitino; i giusti che coltivarono un’infanzia predestinata e i maestri di santità che cooperarono al comporsi di un cantico di obbedienza e di pace.
E poi, ancora, fiati di vita antica e trasparenti luoghi dell’anima che, in soffio carezzevole, tennero buona compagnia ai giorni e alle notti di Angelo Giuseppe Roncalli.
Un papa compreso nella raggiante universalità della Chiesa.
Un santo che la comunità dei bergamaschi ama collocare a portata di
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