L’avvicinamento al conflitto, la mobilitazione generale con le dure conseguenze sulla vita quotidiana, il rimpatrio forzato, la contrapposizione tra interventisti e neutralisti, l’atteggiamento del clero, le requisizioni, la riconversione industriale ed agricola, la crisi del turismo, la presenza concreta della guerra sul territorio con la costruzione delle trincee lungo lo spartiacque orobico, il nuovo ruolo delle donne, i fratelli Calvi, gli esiti ugualmente tragici dell’epidemia di “spagnola”, l’esigenza di onorare la memoria dei caduti, la nascita delle Associazioni degli ex combattenti, le difficoltà dell’immediato dopoguerra.
La seconda parte presenta una serie di documenti e testimonianze, soprattutto lettere dal fronte, per lo più inedite, che ci prendono per mano, ci fanno fare la conoscenza diretta di parecchi nostri soldati (e dei loro familiari), ci fanno entrare nella loro testa e nel loro cuore e ci rendono partecipi dei loro pensieri, delle loro paure e delle loro speranze, mentre sono nelle retrovie o in trincea, tra bombardamenti e filo spinato, nei momenti di attesa o di riposo, negli ospedali o nei campi di prigionia. E palpitiamo per la sorte di quelli che, lo sappiamo, non torneranno più. Più di mille per la sola nostra Valle.
Ed è proprio l’elenco dei soldati della Valle Brembana caduti e dispersi nella Grande Guerra che chiude il volume di ricerca e di riflessione: un doveroso omaggio alle vittime di questa tragedia e un monito a non dimenticare il loro sacrificio.
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