La forma e la sostanza

“..Cadavere femminile, razza africana, identità sconosciuta.
Età stimata 20 anni, statura e peso approssimati cm. 175 per 80 chili.
Presenza di area fortemente escoriata a livello temporale.
Probabili esiti di anossia da causa meccanica…”
Secondo Terzi, il noto docente di criminologia con studio a Bergamo, lesse con attenzione l’intero documento e chiuse l’incarto, poi l’appoggiò lentamente alla scrivania e infine si lasciò andare sullo schienale della poltrona. L’esito della ricognizione esterna dell’ultimo corpo ritrovato, inviato in tutta fretta dall’anatomopatologo professor Sante Biasutti, permetteva già di trarre alcune conclusioni.
Incombeva, però, una questione assai più urgente: tra il primo e il secondo omicidio erano passati dodici giorni, tra il secondo e il terzo altri dodici. Difficile ritenere, pensò, che il trascorrere dell’identico intervallo di tempo tra un evento e il successivo fosse del tutto casuale.
Proprio di fronte aveva un piccolo calendario da tavolo. Lo osservò per un istante, poi puntò il dito e seguitò a contare fino a giungere a martedì otto ottobre. La notte, se la sua supposizione era corretta, doveva essere quella. Per prudenza, decise, meglio avvisare la Procura.
Perché il serial killer avrebbe ucciso ancora, ne era certo. Lo scempio di quei corpi e il loro gelido rigor mortis gridavano: venite a prendermi, se ne siete capaci.
Andava fermato. E subito, prima che colpisse di nuovo.